
“Il futuro dell’Italia passa dalla formazione”
Il Ministro Manfredi, nel suo intervento di apertura all’appuntamento organizzato da Confindustria sul tema delle Lauree professionalizzanti e degli Its, ha sottolineato la centralità della formazione nelle linee guida del Recovery Fund. L’Italia da dove deve iniziare? Dalla formazione professionalizzante. “In un Paese come il nostro – ha spiegato Manfredi - che soffre la mancanza di una gamba professionalizzante della formazione terziaria italiana, una delle grandi sfide sarà aumentare la percentuale dei giovani italiani che hanno un titolo terziario. Al momento siamo purtroppo fanalino di coda in Europa e questo costituisce elemento di evidente debolezza rispetto alla possibilità di innalzare il livello tecnologico delle aziende e rendere competitivo l’intero Paese.
Studiare più a lungo e formarsi sempre. La formazione è un long large live learning? Le imprese hanno necessità di tecnici specializzati che si sono fermati in un periodo relativamente breve di 2 o 3 anni. E’ possibile modificare la situazione?
“Un tema chiave per rispondere a questa domanda è il tema delle competenze. Stiamo vivendo una grande transizione tecnologica, ma anche una transizione del modello economico. Credo sia doveroso discutere insieme sugli obiettivi formativi dei vari percorsi. Il sistema formativo necessita di una permeabilità tra i vari ambiti che garantisca un elevato livello di cooperazione. Abbiamo bisogno di far studiare di più i giovani ed in più campi. Se vogliamo fare questo salto di qualità non dobbiamo solo agire sul lato delle risorse, ma anche dal lato dell’offerta, più chiara e con obiettivi formativi più centrati”.
È dunque doverosa una riflessione sulla Innovazione dell’offerta formativa?
“Siamo stati abituati finora a dare risposte ai bisogni consolidati nel sistema produttivo. In un momento di evoluzione tecnologica, dobbiamo rispondere anche a quelli che saranno i bisogni futuri ancora non presenti nel sistema produttivo italiano, ma che si affacceranno a breve. È necessario un lavoro di visione nel medio periodo, per apportare un contributo reale alla diminuzione del mismatch, dando un contributo proattivo alla trasformazione del tessuto industriale italiano. Un cambio di passo del genere non può prescindere da una collaborazione nazionale tra mondo della formazione e mondo dell’impresa”.
Qual è il futuro della formazione in Italia?
“Siamo in una fase molto positiva. C’è una grande capacità di ascolto da parte di tutti i soggetti in campo, abbiamo una grande prateria davanti che va percorsa a passo sostenuto perché il bisogno è forte. Anche in riferimento al Recovery fund, che ha una prospettiva di finanziamento su un periodo di cinque anni, credo si possa realizzare una dimensione corretta per fare questo sforzo collegato al vincolo degli obiettivi. Guardo al tema della formazione, in particolare della Formazione professionalizzante, come uno dei grandi asset che devono essere a fianco del sistema dell’impresa italiana per accompagnare e sostenere questa transizione legata alla trasformazione digitale, alla transizione verde, alla riorganizzazione dei consumi e dei bisogni della società, accentuati dal grande trauma della pandemia.