Raffele Tangorra, Commissario Straordinario ANPAL

Mer, 29/06/2022
Raffele Tangorra, Commissario Straordinario ANPAL

Dalle nostre analisi emerge la scarsa attitudine dei Centri per l’impiego di attivare percorsi di formazione verso la popolazione che ha compilato la DID (Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, che determina formalmente l'inizio dello stato di disoccupazione di una persona) e verso chi usufruisce del Reddito di Cittadinanza. Le iniziative di formazione si attestano rispettivamente allo 0,1% e allo 0,2%, valori modesti, se non trascurabili. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può e deve essere utile a cambiare direzione, è un piano votato al futuro e per quanto ci riguarda questa dimensione di futuro non può che essere legata alla dimensione della formazione.

Si tratta di una svolta per le politiche attive del lavoro in Italia. Innanzitutto dal punto di vista delle risorse: all’interno del Pnrr nell’ambito della Missione 5, Componente 1, il Programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori) è finanziato con 4,4 miliardi di euro. Una delle novità più rilevanti del Programma è che integra le politiche attive classiche (di orientamento e di assistenza nella ricerca del posto di lavoro) con le politiche di formazione. Siamo abituati a pensare alla formazione per lo più come strumento utile all’inserimento nel mercato del lavoro durante la transizione dal mondo della scuola al mondo professionale. Difficilmente, purtroppo, si pensa alla formazione come momento specifico che accompagna le varie transizioni durante l’intero arco della vita: per esempio nei periodi di disoccupazione rappresenta un valido aiuto per aggiornare le proprie competenze, un’occasione di rinnovamento e cambiamento.

È un cambio di paradigma, la formazione intesa a pieno titolo come politica attiva del lavoro. A tal fine è necessario cambiare la metodologia e gli strumenti attraverso i quali le persone accedono al circuito dei servizi per il lavoro. Tutto ciò, nel GOL, si realizza con i nuovi strumenti di assessment, cioè di valutazione multidimensionale delle competenze e dei bisogni del lavoratore in un’ottica di personalizzazione delle misure. Ogni lavoratore sarà così inserito nel percorso più appropriato in base agli esiti della valutazione effettuata. Il primo percorso denominato ‘Reinserimento lavorativo’ prevede l’orientamento e l’assistenza specifica alla ricerca del posto di lavoro. Il secondo percorso denominato ‘Upskilling’ prevede un aggiornamento/adeguamento delle competenze ovvero fino a 150 ore di formazione. Il terzo percorso denominato ‘Reskilling’ è per coloro per i quali emerga una elevata criticità sia dal punto di vista occupazionale sia delle competenze e prevede una qualificazione/riqualificazione ovvero fino a 600 ore di formazione. Il quarto percorso, per le utenze più vulnerabili, denominato ‘Lavoro e Inclusione’ mira a costruire e sviluppare competenze di base oltre a quelle professionali ma anche a lavorare in rete con i servizi di conciliazione, i servizi sociali e socio-sanitari. A questo proposito ho sinceramente apprezzato l’Avviso 2/2022 di Fondimpresa sulle competenze di base, in quanto è totalmente in linea con la situazione reale, basti pensare che una quota non trascurabile dei beneficiari del reddito di cittadinanza non ha nemmeno la licenza elementare e il 75% possiede al massimo il titolo di licenza media rilevando quindi un severo problema di alfabetizzazione, cioè di leggere (literacy) e far di conto (numeracy).

Se il programma GOL è stato ideato e costruito principalmente per persone disoccupate, viceversa per quanto riguarda i lavoratori occupati abbiamo pensato al Fondo Nuove Competenze: un intervento concepito in piena prima ondata Covid-19 (marzo-aprile 2020) ovvero in una situazione drammatica di estrema incertezza con circa 10 milioni di lavoratori a casa. Il FNC nasce come intuizione per dare alle aziende uno strumento ambivalente ulteriore rispetto ai consueti strumenti in deroga, al fine di sostenere sia il reddito sia le competenze dei lavoratori. Ha avuto un successo enorme con la partecipazione di 600 mila lavoratori e 14 mila imprese, quest’ultime metà finanziate nel 2021 e metà riammesse alla fase istruttoria nel febbraio scorso. Ora però le condizioni sono cambiate, il futuro del FNC deve essere legato a un’azione congiunta con i Fondi Interprofessionali che per normativa e loro natura sono gli enti bilaterali interessati alle sorti del lavoratore e dell’impresa e quindi gli enti più idonei per ragionare sull’aspetto della formazione lasciando il sostegno del pagamento delle ore di formazione al bilancio dello Stato, in questo caso al bilancio comunitario perché il nuovo decreto poggerà integralmente per 1 miliardo di euro sulle risorse del React-EU (uno dei fondi di Next Generation EU che accompagna il Pnrr).

Appare quindi sempre più chiaro il ruolo centrale dei Fondi Interprofessionali direttamente integrati nel FNC come strumenti fondamentali per il rilancio dell’occupazione e della doppia transizione digitale ed ecologica.