
La crisi demografica è una delle grandi sfide che la nostra società sta affrontando e dovrà affrontare in maniera significativa, dalla quale derivano forti implicazioni sulle nuove generazioni e sul benessere comune. È insidiosa e si ricollega alle tante sfide che i sistemi industriali italiano, europeo e globale hanno vissuto negli ultimi anni.
Siamo chiamati a fronteggiare probabilmente le due più grandi rivoluzioni che la storia recente ricordi: la rivoluzione digitale e quella energetica/ecologica che trasformeranno l’assetto sociale ed economico del nostro paese, del vecchio continente e del mondo intero. Gli obiettivi sono ambiziosi, le opportunità immense ma i rischi sono elevati per le future generazioni perché tutti i paesi stanno percorrendo la stessa strada, ma partono da posizioni e velocità differenti; si corre il rischio così di restare indietro se non saremo capaci di programmare e accompagnare tale percorso di crescita. Il rischio più grande che possiamo correre è quello di un’Europa a più velocità se non sapremo fornire un quadro unitario rischiando di mettere a repentaglio il lungo processo di integrazione. In questa panoramica si affianca anche la sfida demografica: i dati sono chiari ed esprimono nel profondo il dramma che stiamo vivendo e che si troveranno a vivere le generazioni future. Il drastico e costante calo delle nascite si correla alla continua diminuzione della popolazione generale del nostro Paese e quindi anche della forza lavoro. Quello che però distingue il nostro dagli altri paesi avanzati con natalità più elevata non è un minor numero di figli, ma politiche meno efficienti. Cosa possiamo fare? Sicuramente per invertire il trend è necessario iniziare a progettare e mettere a terra politiche sistemiche a favore delle famiglie (vedi Family Act), delle nuove generazioni e di tutti coloro che sono rimasti indietro o esclusi dai sistemi di sostegno preesistenti. Oltre ai temi della velocità del cambiamento, della capacità di adeguarsi al nuovo contesto e delle ingenti risorse economiche da investire bene, di conseguenza diviene uno dei fattori principali la capacità di costruire competenze e professionalità profondamente diverse considerato che l’apporto umano in queste grandi trasformazioni sarà fondamentale come saranno fondamentali il numero delle risorse qualificate che sapremo preparare con la velocità che i nuovi paradigmi economici richiedono. Oggi abbiamo l’occasione per invertire la tendenza: agganciare alla fine della pandemia una ripresa solida, anche della natalità, grazie ad interventi massicci di politiche attive, come investimenti significativi in formazione. Gli interventi da mettere in campo sono molteplici ed urgenti, non ci sono più scuse per rimandare e Fondimpresa scommette a tutto tondo sulle politiche attive del lavoro (vedi Avvisi 3/2019 e 3/2022). Abbiamo bisogno di creare un sistema che sia inclusivo per tutto il panorama economico, industriale e sociale affinché si esca da questa grande trappola che non è solo demografica ma anche di crescita e di sviluppo futuro. Ne dobbiamo uscire tutti insieme senza lasciare indietro nessuno, che poi è anche il motto di Fondimpresa. Noi non siamo qui per subire passivamente queste trasformazioni, vogliamo investire molto a livello formativo per far in modo che la popolazione diventi un soggetto attivo della transizione. Tuttavia c’è un lavoro da fare per rendere tutte le persone impiegabili ed è in questo pensiero che Fondimpresa vuole dare il suo piccolo contributo nelle politiche attive: incentivare la realizzazione di interventi volti alla qualificazione/riqualificazione di lavoratori disoccupati e/o inoccupati da assumere, tenere costantemente aggiornati e preparati i nostri lavoratori, i nostri cittadini, e potergli dare l’opportunità di svolgere un ruolo nella società e nel mondo economico assicurando a loro e alle loro famiglie un certo benessere.
Se questa è la realtà e questa è la direzione quando parliamo di sviluppare un progetto di Paese per il Paese noi di Fondimpresa dobbiamo e vogliamo esserci. Ecco perché abbiamo accolto con grande piacere l’indicazione del Governo di farci partecipe del grande investimento pubblico quale è il Fondo Nuove Competenze, perché riteniamo che sia sinergico all’impegno di Fondimpresa. In definitiva ci auguriamo di fare la differenza rispetto al quadro collettivo di interventi macroscopici necessari ad invertire questo trend della trappola demografica proprio perché la formazione è futuro e se devo utilizzare un’altra ‘F’: Facciamola questa formazione!